Pubblichiamo la testimonianza di Franco e Anna su Padre Maestro (P.Matteo De Angelis).
Era l’ultima settimana di Agosto del 1991 e io e mia moglie Anna , unitalsiani, eravamo piacevolmente impegnati in un soggiorno estivo della sottosezione di Colleferro. Tale soggiorno era destinato ad accogliere ed assistere per circa una settimana molti amici portatori di handicap delle zone circostanti. Tra personale ed assistiti eravamo circa ottanta persone ed eravamo tutti accolti nel Convento Agostiniano di Carpineto Romano. La vita di quei bellissimi giorni era intensa, fatta di lavoro continuo e di condivisione di momenti felici, spassosi ma anche spiritualmente intensi. La dolce figura di Padre Maestro era sempre presente tra noi, con la sua tonaca nera da lavoro, sempre impegnato col suo martello in mano ad aggiustare qualcosa e a parlare con tutti. Quella di Carpineto R. era una bella, pur se piccola, comunità di Frati : ognuno aveva il suo compito, le sue caratteristiche, il suo carattere, ma tutti fusi insieme davano un senso di profonda armonia e di sicurezza. Personale, amici assistiti e Frati in quei giorni eravamo una bella, particolare, unitissima famiglia.
Io e mia moglie eravamo un po’ “gli ultimi arrivati” di questo meraviglioso gruppo di amici dell’Unitalsi di Colleferro e Segni, facenti comunque parte di essi ormai da qualche anno ed anche i piu’ grandi di età. Conoscevamo quindi anche Padre Maestro da qualche anno e spesso lo andavamo a trovare , trovando in lui sempre accoglienza, grande capacità di ascolto, partecipazione e saggio consiglio ; si usciva dal Convento sempre con una speranza nuova, con una rinnovata fiducia nell’Amore di Dio e nella Sua Provvidenza, guardando ad un non facile futuro con maggiore serenità.
Durante quel Soggiorno, una mattina, dovetti ritornare a Roma per tentare di sistemare alcuni affari che riguardavano la mia difficile e disastrata attività commerciale che ormai “languiva” per via di alcune truffe delle quali ero stato vittima tempo prima. Dopo aver finito quanto avevo da fare, mi recai al Santuario della Madonna delle Tre Fontane per un momento di raccoglimento . Abitavamo lì vicino in quel momento, in un bellissimo appartamento sull’Ardeatina, frutto di momenti migliori e che stavano velocemente passando. Dopo aver pregato mi avvicinai ad una cabina di un telefono pubblico ( ce ne erano ancora in quegli anni) posta proprio davanti alla grotta dell’Apparizione e telefonai a casa nostra per ascoltare la mia segreteria telefonica, essendo, come detto, assenti in quei giorni. Con sorpresa ascoltai un messaggio dell’avvocato che conoscevamo e che si interessava di adozioni internazionali ed anche della domanda che noi avevamo fatto tempo addietro.
Eravamo, io e mia moglie ,da poco usciti da un’altra adozione, nazionale, che ci aveva dato la gioia di una piccola neonata, Maria Elena, abbandonata in ospedale perché Down e con gravi problemi cardiaci. E’ stata, quella, una meravigliosa esperienza umana e soprattutto spirituale che meriterebbe, proprio per le sue inaspettate ed innumerevoli implicazioni , una “trattazione” a parte che ora evito per non tediare chi legge questa testimonianza su Padre Maestro. Lui ha conosciuto questa nostra piccola figlia dalla vita breve, breve ed intensa come si conviene a quel profumo di mimosa che senti a volte nell’aria alle porte della Primavera e che non sai da dove viene ne’ dove va. L’ha conosciuta, l’ha amata, l’ha pianta quando è volata in cielo dopo un volo silenzioso e radente nella nostra vita. Anche in quella dei nostri amici dell’Unitalsi .
Tornando alla telefonata, il messaggio del nostro avvocato diceva che c’era una bambina di un anno circa che era possibile adottare, in Albania, e che dovevo dare la nostra disponibilità in giornata e non oltre. La notizia era meravigliosa ma io ero in quel momento in condizioni economiche pessime, la mia attività commerciale era ormai distrutta e non avevo soldi neanche lontanamente sufficienti per affrontare questa bella ma inattesa “avventura”. Riappesi con mestizia la cornetta telefonica e rimasi come “sospeso”, non sapendo cosa fare, COME fare, come dirlo ad Anna. Allora mi girai verso la grotta e, rivolgendomi alla Madonna, pensai . “ Madonnina mia, tu lo sai quello che sto passando, che non ho nulla; come facciamo a
prendere questa piccola? Con quali soldi? Come faccio a rispondere “oggi e non oltre”? Ti prego, dammi un “segno”entro oggi su quello che io devo fare, perché io non lo so “.
Queste furono le parole che io dissi a Maria, in parte quasi “inattese” anche da me stesso, non essendo io un tipo facile alle richieste di “segni”( ..ci basti “ il segno di Giona”) e tendenzialmente (non “pregiudizialmente”) diffidente su chi dice di averne. Ma questo io Le dissi.
Risalii in macchina (quella non me la avevano ancora rubata; verrà dopo il momento) ed iniziai a tornare verso il Convento di Carpineto Romano. Il viaggio fu tutto un pensare e ripensare. Dopo circa un’ora arrivai in vista del Convento e vidi da lontano Padre Maestro che stava al cancello, quasi se aspettasse qualcuno. Appena parcheggiata l’auto mi diressi verso di lui e lo salutai e lui mi chiese “Dove sei andato?”. Io risposi che ero andato a Roma per sistemare qualcosa riguardante il mio lavoro e feci per entrare al Convento : era quello infatti il momento del pranzo di tutti gli ospiti e non volevo far tardi. Avevo già “saltato” le difficili “alzate” della mattina degli amici malati e non volevo sedermi a mangiare senza aver prima aiutato anche io a servire a tavola e ad imboccare chi ne aveva bisogno. Padre Maestro , inaspettatamente, mi disse: “ Franco, vieni a mangiare con me oggi”. Rimasi sorpreso di questo insolito invito. Dico “insolito” perché non me lo aveva mai fatto : i Frati mangiavano in cucina, tra di loro, come famiglia comunitaria (anche se in alcune occasioni particolari si mangiava tutti insieme nel refettorio grande). Io declinai l’invito perché almeno il servizio di refezione volevo farlo; non essendo stato presente alle “alzate” degli ospiti non mi sembrava opportuno , appena arrivato, andare a mangiare con P.Maestro e non con tutti gli altri, anche se mi avrebbe fatto piacere. Lui però insistette più volte e la cosa mi incuriosì, pensando che forse doveva dirmi qualcosa. Visto il ripetersi dell’invito finii con l’accettare e mangiammo insieme.
Notai che non aveva qualcosa da dirmi in particolare ma notai anche che ripetutamente mi chiedeva cosa avessi fatto quella mattina, dove fossi stato ed altre domande simili. Era insolita questa insistenza e non certo dettata da semplice “curiostà” in quanto P.Maestro era sempre così discreto ! Così mi confidai con lui sul cattivo andamento del mio lavoro (cosa a lui già nota) e su quello che avevo fatto, in tal senso, quella mattina ma soprattutto della telefonata dell’avvocato che mi comunicava tanto la possibilità dell’adozione quanto la necessità di dargli una risposta in giornata. Non dissi nulla della mia visita alle Tre Fontane ne’ della mia preghiera alla Madonna di avere “un segno”. Lui si illuminò, quasi, in volto come se “aspettasse” proprio quella notizia , cosa che mi fece un po’ trasalire. Quando gli diedi questa notizia lui mi disse subito: ”Beh! Che aspetti, pigliala no? “. Così io dovetti dire a P.Maestro che non sapevo come fare e che quindi, non avendo possibilità economica, dovevo rinunciare. “ Ma perché?-disse lui- quanti soldi servono? “ ed allora comunicai l’importo che serviva tra viaggio, permanenza, traduzioni in italiano ecc. . Padre Maestro allora chiese ad alta voce a P.Loreto, altro pilastro del Convento : “ P.loreto, quanto abbiamo in banca?”, allora lui che era in cucina venne nella saletta dove mangiavamo e, logicamente un po’interdetto per quella domanda strana, disse la cifra che avevano e P.Maestro allora aggiunse: “fai l’assegno a Franco che deve subito adottare una bambina ” e P.Loreto, dopo una rapidissima consultazione con i Frati presenti in cucina, senza battere ciglio stacco’ l’assegno. quanto ancora mancava , in pochissimi minuti, venne da due nostri cari amici lì presenti e da P.Maestro interpellati in tal senso e così in brevissimo tempo noi avemmo quanto necessitava.
In due settimane Mariana, la nostra amatissima figlia da 22 anni, è arrivata in Italia trovando una mamma, un papà, tanti amici, tanto amore e….P.Maestro.
COME non ricollegare la preghiera da me fatta alla Madonna delle Tre Fontane per avere “un segno” a quanto accaduto dopo un’ora e mezza circa??
COME non vedere in quanto accaduto un segno chiaro della Provvidenza di Dio (sulla quale potrei scrivere non un libro ma due)?
COME non pensare che l’attesa sulla porta di P.Maestro, il suo insolito invito a mangiare con lui, la sua inusuale insistenza nel voler sapere cosa avessi fatto, l’immediatezza della sua (e della loro) fattiva risposta non facesse tutto parte di un disegno del Cielo?
E “COME” non pensare che P.Maestro , secondo me, già sapesse “qualcosa” di quanto poi verificatosi?
Gli scettici parlerebbero ora di “ un caso”, di “una circostanza fortuita”, di “coincidenze”, ma io no.
Nostro Signore non usa il cellulare ma ci parla anche attraverso “segni” recanti la Sua presenza e che noi dobbiamo riuscire a decifrare, pur nella quotidianità dei nostri affanni, delle nostre sofferenze, delle nostre insoddisfazioni così anche delle nostre gioie e delle nostre vittorie.
Dobbiamo essere attenti a quella brezza leggera che il Profeta Elia udi’ nella sua tenda sul Monte Oreb e nella quale avverti’ la presenza di Dio , piu’ che al “vento che si abbatte gagliardo”ma che non annunciava il Signore.
Ed è proprio in quella “brezza” dell’insistenza strana di P.Maestro che io ho avvertito la Sua presenza e la Sua risposta al “segno” che avevo indegnamente chiesto a Maria.
P.Maestro e P. Loreto hanno officiato il rito del Battesimo di Mariana e tutti insieme , in quella grande festa , abbiamo gioito di questa vittoria dell’Amore di Dio.
Quando tutti e tre abbiamo lasciato Roma per una nuova vita in un posto lontano dagli affetti piu’ cari, affrontando un nuovo lavoro che ancora non c’era, con in tasca solo pochi spiccioli di speranza, in un posto che non conoscevamo ma che Dio aveva preparato per noi, P. Maestro , accompagnandoci alla porta , ci disse: “ vedrete quanto vi aiuterà Mariana”.
E così è stato perché , lei piccolina, ha allietato la nostra vita in momenti difficilissimi della nostra esistenza e continua a farlo anche ora che, ventitreenne, ha scelto di seguire il Signore entrando in Convento.
Da aggiungere che, dopo un certo tempo, noi tentammo di restituire a P.Maestro i soldi avuti ma lui rifiutò dicendo : “ ..e che, la carità la volete fare solo voi? Anche noi Frati la vogliamo fare! “.
Ecco cosa ha fatto per noi tre P.Maestro
P.S. : rendiamo questa testimonianza come atto dovuto ad un uomo semplice, umile, amabile, vero testimone dell’Amore di Dio
In fede Franco e Anna Pietrangeli
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