Il 10 settembre a Tolentino si festeggia san Nicola ed il sabato successivo alla festa del Santo chi si reca nel Cappellone del Santuario può ‘prendere’ l’indulgenza plenaria concessa da papa Bonifacio IX con la Bolla papale ‘Splendor paternae gloriae’ del 1 gennaio 1390, come è riportato dalle cronache di Gaetano Moroni nel ‘Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica: da S. Pietro sino ai nostri giorni’, edito nel 1856:
“Bonifacio IX con una bolla, concesse l’indulgenza plenaria nella domenica dentro l’ottava della festa del santo (dunque si celebrava prima della canonizzazione di Eugenio IV), indulgenza che veniva anche accordata a chi visitava la Porziuncola, onore confermato anche da altri Papi”.
Nacque nel 1245 a Sant’Angelo in Pontano (provincia di Macerata). La sua vita rappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della Cappella di San Nicola, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su consiglio di un angelo in pellegrinaggio sulla tomba di san Nicola di Mira, per avere la grazia di un figlio. Ritornati a Sant’Angelo la grazia fu esaudita e chiamarono il figlio con il nome del santo.
Nel 1269 fu ordinato sacerdote nell’Ordine degli Eremitani di Sant’Agostino. Dopo la sua ordinazione, predicò soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275 e dove visse fino alla sua morte, avvenuta il 10 settembre 1305. Il processo di canonizzazione iniziò nel 1325 sotto papa Giovanni XXII, ma si concluse soltanto nel 1446 sotto papa Eugenio IV. Tuttavia già fin dalla metà del 1300 era raffigurato con l’aureola.
Per comprendere questa grande festa abbiamo chiesto all’agostiniano padre Pasquale Cormio in cosa consiste il perdono di san Nicola: “Fu papa Bonifacio IX a concedere, il 1° marzo 1400, il dono dell’indulgenza plenaria, nella forma di quella della Porziuncola di Assisi, a tutti coloro che, giunti in pellegrinaggio nel Cappellone della Basilica di san Nicola, ne venerano le reliquie, la prima domenica successiva alla festa liturgica del santo taumaturgo che cade il 10 settembre.
L’indulgenza, applicabile per sé o per i defunti, richiede di osservare alcune condizioni fissate dalla Chiesa: la confessione sacramentale, la partecipazione alla santa Messa, la professione di fede, la recita del Padre nostro, la preghiera secondo le intenzioni del papa e l’impegno a seguire un cammino di conversione cristiana. Il Perdono di san Nicola si apre quest’anno con la Messa allo Spirito Santo, celebrata il sabato 12 settembre alle ore 12, e si chiude con la mezzanotte di domenica 13 settembre”.
San Nicola è definito anche protettore delle anime del purgatorio: qual è il significato?
“Il legame tra san Nicola e le anime del Purgatorio è documentato da un episodio della sua vita, quando, vivendo nel convento di Valmanente nei pressi di Pesaro, il santo frate ricevette da un suo confratello, già defunto ed apparso in una visione notturna, la richiesta di celebrare la messa dei defunti per tante anime che attendevano di entrare nel Regno dei cieli.
Per sette giorni frate Nicola aggiunse alla celebrazione eucaristica l’impegno di pregare, digiunare e fare opere di penitenza; così la sua preghiera fu esaudita. L’episodio esprime una verità di fede: l’efficacia della preghiera di intercessione per tutti i defunti, che, morti nella grazia e nell’amicizia di Dio, necessitano di un ‘tempo’ di purificazione dalle colpe commesse nella vita terrena, al fine di conseguire la santità necessaria per la visione beatifica di Dio”.
Fra poco si apre il giubileo della misericordia: quale rapporto tra misericordia e perdono?
“Il Perdono di san Nicola può essere considerato una porta di accesso al Giubileo della misericordia, un tempo di grazia e di rinnovamento per ogni credente. S. Agostino riconosce nella misericordia il nome con il quale Dio entra in relazione con l’uomo.
Approfondendo l’etimologia del termine misericordia, formata di due parole: miseria e cuore, s. Agostino insegna che la misericordia ‘non è altro se non caricarsi il cuore di un po’ di miseria [altrui]’ (serm. 358/A, 1). La misericordia è una delle categorie capaci di mediare l’incontro Dio-uomo e degli uomini tra di loro: in primo luogo allude all’esperienza che l’uomo ha di Dio quando egli si converte a lui;
in secondo luogo l’esperienza che l’uomo ha dell’uomo quando, in certi momenti tristi della vita, si viene avvicinati da qualcuno che prima non si conosceva così prossimo alle proprie difficoltà. La missione della Chiesa si presenta come un prolungamento di quella di Dio ricco di misericordia: essa deve fare passare tutte le generazioni, fino alla fine dei secoli, dal secolo presente al tempo dell’eternità.
La misericordia si esplicita concretamente per l’uomo nel perdono dei peccati. L’onnipotenza di Dio non si manifesta solo nel suo dominio sulle creature, ma nella capacità di usare misericordia e perdono in eterno, per ridonare agli uomini la condizione di figli che è stata compromessa e perduta a causa del peccato”.
Oggi san Nicola può essere un insegnamento per la nostra vita?
“San Nicola è rappresentato con un sole che arde, posto sul petto: è un astro che brucia o che splende per la carità. La carità di Nicola è ciò che lo proietta continuamente verso i più deboli, diffonde l’amore che Dio ha riversato nel suo cuore, diventa esempio di santità e di grazia, ‘insegna al popolo a vincere i vizi e il peccato’.
Il primo biografo di san Nicola tratteggia un profilo particolareggiato del santo e delle sue opere di pietà, che lo rendono gradito non solo a Dio, ma anche al prossimo: ‘Visitava i malati partecipando così intensamente alla sofferenza. Incontrando sani e malati non poteva saziarsi di predicare e di annunciare la mirabile dolcezza della parola di Dio. Confortava anche i deboli nello spirito, così che pregava, digiunava e celebrava, versava lacrime per molti peccatori che si confessavano a lui, affinché fossero liberati dalle tenebre dei peccati.
Amava i poveri e li nutriva con la parola e con la fede; procurava per loro vestiti e cibi. Accoglieva volentieri i frati ospiti, come se fossero angeli di Dio. Era letizia ai tristi, consolazione degli afflitti, pace dei divisi, refrigerio degli affaticati, sussidio ai poveri, rimedio singolare per i prigionieri.
Tanto risplendeva per la carità da ritenere il morire un guadagno non solo per Cristo, ma anche per il prossimo. Inoltre le sue parole, provenendo da un cuore pieno d’amore divino, non sapevano affatto di vanagloria e di superfluità, ma erano tutte piene di pietà ed onestà edificanti’”.
(Tratto da http://www.korazym.org)