E’ stato presentato, il 25 settembre presso la Basilica di Santo Spirito in Firenze, il restauro dell’Annunciazione di Pietro del Donzello. Il dipinto su tavola fu realizzato per la Cappella Frescobaldi della Chiesa di Santo Spirito tra la fine del 1498 e l’inizio del 1499.
L’intervento, condotto dallo Studio di Anna Monti sotto la direzione di Daniele Rapino, funzionario per la Chiesa e il Quartiere di Santo Spirito della Soprintendenza per il Polo Museale Fiorentino, è stato reso possibile grazie al dono della Fondazione non profit Friends of Florence che ha raccolto l’invito prima di Padre Giuseppe Pagano, e poi di Padre Antonio Baldoni, Rettore della Basilica di S. Spirito, che insieme alla Soprintendenza fiorentina da tempo aveva ben presenti le delicate condizioni di conservazione del dipinto.
Come afferma il Soprintendente per il Polo Museale, Cristina Acidini, “Tra i compiti della Soprintendenza Fiorentina di via della Ninna c’è anche quello della tutela dei beni del territorio. Per questo sono grata ai Friends of Florence e al dr. Rapino per aver permesso il rientro in Basilica di un’opera così importante, dopo un delicato quanto necessario intervento di restauro”.
Da parte sua Padre Antonio Baldoni, Rettore della Basilica, dice: “Con soddisfazione e anche con curiosità, dovuta al fatto di non avere ancora visto di persona il quadro raffigurante l’Annunciazione del Donzello, essendo subentrato nella Rettoria della Basilica durante il restauro, riaccogliamo il capolavoro nella nostra bella chiesa. Senza dubbio il quadro restaurato rapprsenta un’ulteriore attrazione per i turisti che visitano la Basilica, e si affianca alla splendida Pala Nerli di Filippino Lippi, recentemente restaurata. Ringazio il Dott. Daniele Rapino e quanti hanno collaborato al restauro del capolavoro del Donzello”.
“La Chiesta di Santo Spirito è una reatà spirituale di grande valore nel centro di Firenze che ci sta particolarmente a cuore con i suoi tantissimi capolavori e con l’architettura sublime di Brunelleschi – aggiunge Simonetta Brandolini d’Adda, Presidente della Fondazione non profit Friends of Florence. “Nel 2011 ho avuto il privilegio di visitare Santo Spirito con Padre Giuseppe Pagano e con Dott. Alessandro Cecchi prima del nostro restauro della Pala Nerli di Filippino Lippi eseguita sempre da Anna Monti e lo Studio Monti. In quell’occasione erano molto evidenti le condizioni pessime dell’Annunciazione di Pietro di Donzello, con il pericolo di perdita del colore. Nel prossimo futuro Friends of Florence vorrebbe poi continuare il percorso di proteggere altre opere nella Chiesa di Santo Spirito per sottolineare l’importanza di questo centro spirituale ed artistico che così ben definisce la filosofia degli Agostiniani nel mondo. Inoltre vogliamo dare un segnale positivo con questo nostro percorso del salvaguardia di questo quartiere, piazza e Chiesa dal degrado progressivo che vediamo ogni giorno”.
In senso più tecnico, il funzionario della Soprintendenza responsabile della tutela Daniele Rapino afferma: “Dopo due anni di assenza, torna a decorare l’altare di una delle cappelle della famiglia Frescobaldi della Basilica di Santo Spirito, la tavola raffigurante l’Annunciazione di Pietro del Donzello, unica opera documentata dell’artista eseguita tra il 1497 e il 1498. Il tema dell’Annunciazione è tra quelli più rappresentati nella Firenze del ‘400, favorito dalla grande devozione per la sacra immagine dipinta sulla controfacciata della chiesa della SS. Annunziata. Ciò che la rende di grande interesse, oltre alla straordinaria resa intimista delle due figure di cultura leonardesca, è la resa magistrale del contesto architettonico prospetticamente impeccabile. Infatti pur con illustri precedenti, Beato Angelico, Domenico Veneziano e Perugino, in cui la scena sacra è rappresentata all’interno di un cortile di una privata dimora, Piero del Donzello in questo caso mostra di aver ben compreso la lezione degli architetti operanti in quello scorcio di fine Quattrocento, Giuliano da Maiano in primis con cui collaborava in quegli anni, tesa a ripensare l’equilibrio e l’armonia dell’architettura classica. Non a caso la trabeazione doppia dei pilastri del cortile in cui è ambientata la scena, richiama la stessa delle colonne all’interno della basilica di S. Spirito e sono, probabilmente, un esplicito omaggio all’architettura del Brunelleschi. Punto focale della scena è lo straordinario vaso (simbolo di fede) in calcedonio che accoglie un mazzo iris (simbolo di saggezza e della Trinità). Il dipinto è stato restaurato da Anna Monti”.
Un restauro complesso che ha rivelato dettagli nascosti
Il restauro dell’Annunciazione di Pietro del Donzello si è rivelato un’operazione molto complessa a causa delle problematiche che il dipinto presentava al momento del suo ricovero presso lo studio di restauro Monti. La superficie pittorica presentava una diffusa fragilità degli strati pittorici, dovuta anche alla colatura di acqua proveniente dalla vetrata della Cappella nella quale da sempre è ubicata l’opera, mentre l’intero dipinto era stato compromesso da un’antica pulitura eseguita con metodi aggressivi che in passato si era resa necessaria per rimuovere una vernice a base di olio di lino e che insieme a essa si portò via parte della pellicola pittorica, poi integrata con un restauro pittorico piuttosto invasivo. L’analisi sul dipinto ha dunque riferito una situazione alquanto delicata e confusa tra parti originali, rifacimenti e ridipinture: un’opera dalle condizioni complesse sulla quale era più che mai necessario intervenire con cura e profonda attenzione. Ogni azione eseguita sul dipinto è infatti il frutto di scelte critiche e accurati approfondimenti storico-artistici e scientifici.
Nel corso dell’intervento sono emersi particolari inaspettati, come ad esempio il volto e la figura dell’Angelo, il viso, le vesti e la corona della Vergine, quest’ultima costituita da una sottilissima foglia di oro zecchino applicata a missione, realizzata dal pittore quando aveva già completato la pittura dei capelli e del velo e poi ricoperta nel tempo da interventi eseguiti con materiali metallici e ridipinture grossolane. “Riportare alla luce i frammenti di foglia d’oro che si trovavano al disotto delle due ridipinture della corona, ha richiesto un lungo e minuzioso lavoro al microscopio che abbiamo eseguito esclusivamente a secco mediante l’uso del bisturi e che abbiamo monitorato costantemente in modo da identificar, non senza difficoltà, il disegno delle pietre e delle perle, afferma Anna Monti che ha curato l’intero lavoro di restauro. A fronte del recupero della corona originale antica, la decisione rispetto ad altre estese ridipinture come parte del manto azzurro e la veste rossa della Vergine, è stata prettamente di tipo conservativo: l’unica ridipintura che è stata asportata – continua la restauratrice – è quella che interessava il pilastro dietro la Vergine che, avendo un tono cromatico più chiaro rispetto al colore originale, appariva incoerente rispetto all’architettura del chiostro, elemento quest’ultimo che in questa tavola come è noto, si presenta corretta dal punto di vista delle relazioni fra strutture indicate, spazialità e illuminazione”.
Il restauro pittorico durato cinque mesi ha interessato innumerevoli abrasioni e micro-cadute di colore che impedivano una corretta lettura del tessuto cromatico dell’intera opera. Il delicato lavoro di ricollegamento realizzato con trasparenti velature ad acquerello ha riportato alla luce particolari inediti che a occhio nudo non erano più visibili, come ad esempio il piccolo gatto ai piedi del letto nella camera della Vergine e il velo che ricopre le maniche della veste dell’Angelo e avvolge svolazzante le sue caviglie.
Grazie dunque a questo attento lavoro di restauro e alla generosità della Fondazione non profit Friends of Florence, l’Annunciazione di Pietro del Donzello potrà tornare a essere visibile nella Basilica di S. Spirito all’interno della Cappella Frescobaldi, negli orari di apertura della chiesa.
Il restauro di due storici paliotti
Da segnalare, inoltre, che la Basilica conserva un considerevole numero di paliotti databili intorno alla metà del Settecento, nessuno dei quali è attualmente esposto. In questa stessa occasione, saranno ricollocati agli altari Antinori e Frescobaldi (non lo stesso dov’è la tavola dell’Annunciazione) due paliotti restaurati, di quattro in programma, con fondi della Soprintendenza. I manufatti, realizzati da maestranze locali, sono in cuoio rivestito completamente in foglia d’argento, oggi molto ossidata, a sua volta dipinta con motivi a fogliame, fiori e arabeschi in oro meccato, secondo la moda del tempo con al centro lo stemma gentilizio della famiglia patronale della cappella. Il restauro è stato eseguito dalla ditta Ardiglione di Marcolongo e Tascione.
Didascalie immagini
- Il dipinto dopo il restauro
- Il dipinto durante la pulitura
- Il dipinto durante la pulitura
- La superficie prima del restauro
- Particolare della corona originale
- Particolare del volto della Vergine e della corona durante il restauro
- I fiori dopo il restauro
- L’angelo dopo il restauro
- Il dipinto prima del restauro
- Paliotto Antinori Capponi
- Paliotto Frescobaldi
SCHEDA TECNICA
Periodo del restauro: gennaio 2013 – giugno 2014
Restauro realizzato con il contributo della Fondazione non profit Friends of
Florence con la donazione di Simonetta Brandolini d’Adda
Restauratore: Studio Monti di Anna Teresa Monti con la collaborazione di Benedetta
Marchi, Letizia Tamberi e Lisa Venerosi Pesciolini
Supporto ligneo: Ciro Castelli
Cornice dorata: Francesca Brogi
Direttore dei lavori:
Daniele Rapino
Documentazione fotografica:
Claudio Giusti
Indagini Diagnostiche:
Art – Test Firenze
Movimentazione:
Arterìa
Ufficio stampa
Elisa Bonini
Sillabarte di Elisa Bonini
per la Fondazione non profit Friends of Florence cel. +39 333 6729563
PIETRO DEL DONZELLO
Annunciazione
Pietro del Donzello realizza il dipinto dell’Annunciazione per la Cappella Frescobaldi nella Chiesa di Santo Spirito tra la fine del 1498 e l’inizio del 1499.
La tavola che misura cm 174,2 x 177,3 si compone di cinque assi di pioppo assemblate verticalmente, con un sistema di sostegno costituito da due traverse originali a coda di rondine che sono state mantenute e rese nuovamente funzionali con l’interposizione di molle coniche per il controllo dei naturali movimenti del supporto.
La superficie pittorica presentava al momento dell’ingresso del dipinto nel nostro laboratorio, una diffusa fragilità degli strati pittorici con sollevamenti e distacchi dal supporto particolarmente accentuati nella zona centrale dove si evidenziavano tracce di colatura di acqua proveniente dalla vetrata della Cappella.
La prima operazione effettuata sul dipinto è stata quindi la messa in sicurezza della pellicola pittorica attraverso il consolidamento puntuale dei distacchi di colore: durante questa operazione abbiamo potuto verificare la presenza della tela di incamottatura, in questo caso determinante per il mantenimento in loco dei frammenti di colore sollevato che altrimenti, nel tempo, sarebbero andati perduti.
In antico il dipinto è stato oggetto di un intervento di pulitura della superficie pittorica con metodi alcalini molto aggressivi motivata dalla presenza sulla superficie di una vernice a base di olio di lino molto scurita di cui si sono trovate tracce lungo i bordi del dipinto. Il danno causato per rimuovere questa vernice era stato poi mascherato con un invasivo restauro pittorico di integrazione con colori a olio, a loro volta alteratisi, che chiudevano a spessore i cretti allargati.
L’indagine preliminare agli UV descriveva una situazione molto disomogenea con intere campiture che al visibile apparivano dello stesso colore, mentre davano risposte completamente diverse in fluorescenza.
La delicata operazione di pulitura della superficie pittorica, necessaria per poter completare l’operazione di fermatura e consolidamento degli strati pittorici e per poter fare chiarezza in una situazione molto confusa tra parti originali, rifacimenti e ridipinture, si è articolata in più fasi e ha posto molteplici scelte critiche, che hanno richiesto approfondimenti storico-artistici e scientifici e dilatato notevolmente i tempi di realizzazione di questo restauro.
La problematica forse più esemplificativa riguarda la figura della Vergine.
Dopo i primi assottigliamenti delle vernici di restauro, il volto manifestava una visibile differenza pittorica e tecnica rispetto a quello dell’Angelo ed era segnato da un curioso cretto doppio, la corona era evidentemente una ridipintura grossolanamente eseguita con colori a olio, alcune parti della veste rossa e del manto azzurro non distinguibili al visibile, rispondevano alla fluorescenza in modo diverso rispetto al resto della campitura.
Le indagini diagnostiche effettuate (riflettografia IR a scansione e acquisizione di 100 immagini in luce visibile e in luce UV con ingrandimento 210x al microscopio digitale) hanno evidenziato in primo luogo alcune differenze tra i due volti : in particolare sul volto dell’angelo e in generale sulla sua figura, si rileva un disegno preparatorio, sottile a pennello, con spostamenti rispetto alla realizzazione pittorica definitiva; mentre nel volto della Vergine non è ravvisabile il disegno preparatorio e questo potrebbe indicare l’utilizzo di un materiale non trasparente agli infrarossi e quindi diverso da quello utilizzato per realizzare il volto dell’Angelo. Focalizzando le analisi sul cretto doppio, i tecnici hanno concluso che le due stesure di incarnato sul volto della Vergine potrebbero essere state realizzate a una distanza di tempo piuttosto ravvicinata mentre non hanno sciolto i dubbi sulla originalità della stesura oggi a vista.
Successivamente il supporto dell’analisi riflettografica è stato determinante per il recupero della corona originale.
Realizzata dal pittore quando aveva già completato la pittura dei capelli e del velo è costituita da una sottilissima foglia di oro zecchino applicata a missione.
Le pietre che la decorano sono dipinte al di sopra della foglia con pigmenti trasparenti in un’alternanza di verde, rosso, azzurro e viola non casuale.
Il recupero si è rivelato estremamente complesso: la delicatezza della tecnica con cui è realizzata era accentuata dalla presenza di moltissima cera-resina utilizzata in un passato intervento per ridare planarità a una zona molto tormentata. Si sono ritrovati, infatti, alcuni frammenti di una corona metallica applicata, in epoca imprecisata, senza porre alcuna attenzione alla corona originale, forse già in parte lacunosa.
Successivamente la corona metallica è stata sostituita con una corona dipinta a caseina e poi ulteriormente ridipinta a olio.
Riportare alla luce, al disotto delle due ridipinture i frammenti di foglia d’oro ha richiesto un lungo e minuzioso lavoro al microscopio eseguito esclusivamente a secco a bisturi e monitorato col microscopio digitale per l’identificazione, non sempre facile, del disegno delle pietre e delle perle.
Naturalmente il recupero di ogni piccolo frammento di foglia e di colore originale ha implicato la scelta di lasciare immodificati i livelli di ritrovamento ed è per questo motivo che la superficie della corona appare non planare anche dopo l’operazione di stuccatura che ha riguardato esclusivamente le lacune dello strato preparatorio.
A fronte del recupero della corona originale la decisione rispetto ad altre estese ridipinture antiche, come parte del manto azzurro e la veste rossa della Vergine è stata conservativa: l’unica ridipintura che è stata asportata è quella che interessava il pilastro dietro la Vergine che avendo un tono cromatico più chiaro rispetto al colore originale, era incoerente rispetto all’architettura del chiostro che in questa tavola, come è noto, si presenta corretta dal punto di vista delle relazioni fra strutture indicate , spazialità e illuminazione.
Il restauro pittorico, che ci ha visti impegnati per cinque mesi, ha interessato le innumerevoli abrasioni e microcadute di colore che interrompendo il tessuto cromatico ne impedivano una corretta lettura. Questo delicato lavoro di ricollegamento realizzato con trasparenti velature ad acquerello ha reso nuovamente visibili particolari inediti come il piccolo gattino ai piedi del letto nella camera della Vergine o come il velo che ricopre le maniche della veste dell’angelo e avvolge, svolazzante, le sue caviglie.