Cari amici,
il Signore Gesù ci invita a vegliare nella attesa della sua venuta. Nel nostro tempo abbiamo tolto Dio dalla nostra prospettiva, crediamo l’uomo demiurgo di se stesso, ci gloriamo della nostra giustizia e della nostra civiltà e siamo testimoni di orrori, di fame, di guerra, di annientamento. Scrive Agostino: “ Paolo così esortava i cristiani per aspettare la seconda venuta del Signore ed essere pronti ad accoglierlo coi fianchi cinti e con le lampade accese. Voi però, miei fratelli, diceva loro, non siete nelle tenebre in modo che quel giorno tremendo vi possa sorprendere come un ladro. Voi tutti infatti siete figli della luce e del giorno; noi non apparteniamo né alla notte né alle tenebre…. L’esortazione di S. Paolo si ricollega con quella che si trova scritta nel Vangelo di Marco: Vegliate dunque, perché non sapete quando verrà il padrone di casa, se la sera o a mezzanotte o al canto del gallo o la mattina, affinché, venendo all’improvviso, non vi trovi a dormire. Quel che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate. Chi sono tutti coloro ai quali si rivolge il Signore, se non i suoi eletti e prediletti che sono parte del suo corpo, il quale è la Chiesa? ” E’ un atteggiamento di grande dignità oltre che di fede quello del credente che opera giustizia, in attesa e nella speranza della venuta del Signore; che vive il Comandamento dell’amore degli altri come la misura della sua vita; che chiede e dona amore a Dio nella preghiera, nella pazienza.
E con le parole di Michele
“Supplico il tuo sguardo nella veglia
e immagino di te che come il vento
sai già della mia fragilità.
Tieni tu il filo che dal labirinto
ci conduca sicuri ad una uscita.”
Vegliare è fatica e discernimento, è gettare la speranza oltre il nostro limite, oltre la nostra ragionevolezza, in un Dio che non vediamo. E’ questo “affidarci” il senso dell’Avvento.
Buona Domenica
Anna e Marco