Mi sembra di sentirlo, Padre Giuseppino, con la sua voce roca, eppure sonora e forte, proclamare la sua fede ferma con le parole di Giobbe: “Io so che il mio redentore è vivo e che ultimo si ergerà dalla polvere … senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso , i miei occhi lo contempleranno e non un altro”
Per prima cosa infatti, vorrei ricordare P.Giuseppe come un uomo di grande fede; fin da ragazzo è stato convinto che il Signore Gesù , il Vivente , vincitore del peccato e della morte, è il Giudice buono che si ergerà alla fine, per schierarsi in nostro favore, offrendoci la Grazia che salva.
Era nato a Monsummano il 10 Maggio 1939, un figlio di questa terra dunque, anzi si potrebbe dire proprio della Selva di Buggiano dove è cresciuto e ben presto si è avvicinato agli Agostiniani, dove ha trovato insieme all’esperienza dell’amore misericordioso di Dio che trasforma e fa dell’uomo peccatore un santo, anche la sua vocazione religiosa, che ha seguito fedelmente in diversi conventi dell’ordine , ma soprattutto, nella nostra Diocesi dove è stato Parroco di Massarella per circa 10 anni e poi di S.Maria in Selva dal 1981 fino al 2016.
Nel ricordo di tutti egli rimane come un pastore sensibile e buono che metteva passione in tutto ciò che faceva; che univa un robusto realismo circa i limiti e le fragilità umane e un giudizio rigoroso da buon Agostiniano sugli errori e le colpe, insieme però a uno sguardo comprensivo e compassionevole, non disgiunto dalla capacità di sorridere e di relativizzare i difetti e le mancanze, magari con una battuta tipicamente toscana. Insomma un misto di serietà nell’impostazione spirituale e una capacità di accoglienza sorridente e di generosità nel donare consolazione e conforto, fondata sulla consapevolezza “che Dio ha dimostrato il suo amore verso di noi mentre eravamo ancora peccatori” come abbiamo ascoltato da S.Paolo nella seconda lettura e “ che per mezzo di Gesù Cristo ..abbiamo ricevuto la riconciliazione”
Forse proprio questa composizione sapiente di caratteristiche apparentemente opposte, costituiva quella straordinaria umanità che ha colpito tutti coloro che lo hanno avvicinato e conosciuto, e che non hanno potuto fare a meno di amarlo.
Sapeva stare con tutti, con i bambini, con gli adulti e con gli anziani e aveva la capacità di tessere relazioni di affetto e di amicizia che duravano nel tempo. Quanti ragazzi che ebbe a scuola nella sua lunga carriera di insegnante, lo hanno ricercato in seguito per un consiglio o per farsi sposare da lui, quanti gli hanno fatto battezzare i propri figli e poi li hanno mandati al catechismo da lui, a S.Maria in Selva: forse anche troppi!
Sono sicuro che Padre Giuseppe non condividerebbe un eccesso di elogi e di encomi, e che avrebbe immediatamente demitizzato un ritratto troppo agiografico, magari con una espressione scherzosa e gettando in burla anche le sue virtù.
Ma è giusto che nel rito funebre si ricordi soprattutto le buone cose che uno ha compiuto, per fare Eucarestia , cioè per ringraziare Dio, dei doni che ha elargito a una persona e attraverso di lei a tutta una comunità.
Certamente affidiamo al Signore anche i peccati e le manchevolezze di P.Giuseppe perchè lo perdoni e lo purifichi. Ma al Signore chiediamo pure di guardare alle sue sofferenze, che non sono state poche per i problemi di salute che lo hanno accompagnato da diversi anni e che ha sempre sopportato con grande pazienza e spirito di sacrificio.
Il Signore lo accolga nella schiera di coloro che proclama felici, non per aver avuto beni e ricchezze, fortuna, successo o potere, ma per aver avuto fame e sete di fare sempre la sua volontà, per aver avuto misericordia degli altri e impegno nel costruire rapporti di armonia e di pace: di loro è il Regno dei cieli.