Cari fratelli e sorelle della Famiglia Agostiniana,
in occasione delle due grandi feste che stiamo per celebrare, Santa Monica e Sant’Agostino, invio a ciascuno, anche a nome del Consiglio Generale, un saluto fraterno e gli auguri più fervidi.
In questo tempo di grande precarietà per le difficoltà causate dalla pandemia, è opportuno che, mentre celebriamo la festa della nostra Madre Monica e la solennità del nostro Padre Agostino, rendiamo grazie a Dio per i doni ricevuti, per le grazie e per la misericordia che ci sono state concesse. È vero che alcuni fratelli sono scomparsi e altri hanno sofferto le conseguenze di questa malattia, ma nessuno di loro o di noi è stato abbandonato dall’Amore di Dio. Tutti camminiamo e siamo in pellegrinaggio in mezzo a tante difficoltà e in questo viaggio, attraverso vie inconsuete e sconosciute, Dio ci sostiene e ci protegge.
Ora è il momento di rafforzare la nostra fede, di riaccendere la nostra speranza e di vivere nella carità. “È nelle nostre debolezze che sentiamo e sperimentiamo più fortemente la presenza dello Spirito e ci sentiamo uniti in Lui”. Questo tempo, che è speciale sotto molti punti di vista, chiede a ciascuno di noi uno sforzo maggiore per essere testimoni di comunione. La forza di ogni gruppo della Famiglia Agostiniana, laici e fraternità, comunità di religiose e di religiosi, di ciascuna Circoscrizione e dell’Ordine, risiede nell’unione dei fratelli che agiscono e vivono, mossi dallo stesso Amore. “Per questo ci siamo riuniti nella medesima casa, per essere un solo cuore e una sola anima in Dio”. Vivere in comunione significa vivere già nell’Amore di Dio, essere mossi dal Suo Spirito, essere risorti a vita nuova, abbandonando le nostre vecchie vesti.
Per la solennità del nostro Padre, vi propongo la riflessione di un suo testo che può aiutarci oggi ad essere solidali con chi soffre e si sente abbandonato. Il S. Padre Agostino scrive: « “Beati quelli che hanno compassione degli altri, perché otterranno compassione”. Con un’ottima c01messione logica,
dopo aver detto “Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”, soggiunge: “Beati quelli che sentono compassione, perché Dio avrà compassione di loro”. Tu infatti hai fame e sete della giustizia. Se hai fame e sete, sei mendicante di Dio. Te ne stai dunque come un mendicante davanti alla porta di Dio, ma c’è anche w1 altro mendicante davanti alla tua porta. Quel che farai col tuo mendicante, lo farà Dio con il suo » (S. Agostino, Discorso 53/A, 1O) .
Così Sant’Agostino spiega la beatitudine dei misericordiosi: il povero è tuo mendicante; tu sei mendicante di Dio. Quello che farai col tuo mendicante, lo farà Dio con il suo.
Concludo ricordando le parole di due grandi Papi, S. Paolo VI e S. Giovanni Paolo II, che mi piace accostare: “S. Agostino è unico per la sua ricchezza, unico per la lucidità di pensiero, unico per la profondità dell’esperienza umana, unico per la sua attualità! Se S. Agostino vivesse oggi, parlerebbe come ha parlato più di mille am1i fa, perché egli personifica veramente l’umanità che crede, che ama Cristo e il nostro Dio” 1, per questo “manifesto il vivo desiderio che si studi e sia ampiamente conosciuta la sua dottrina e che si imiti il suo zelo pastorale, perché il magistero di così grande Dottore e Pastore, continui nella Chiesa e nel mondo a beneficio della cultura e della fede”2.
Roma, dalla Curia Generalizia dell’Ordine, 27 agosto 2021, festa di Santa Monica.
Prot. n. 173/2021
P. Alejandro Moral Ant6n O.S.A.
Priore Generale
1 SAN PAOLO VI. Omelia, 3 novembre 1973.
2 SAN GIOVANNI PAOLO II. Augustinum Hipponensem, 28 agosto 1986.