Motto del giubileo : Dalla conversione alla santità. Abbiamo tutto cominciato dalla festa della Conversione di Agostino e finiamo con la festa di Tutti i santi.
Omelia:
Celebriamo con gioia un evento storico, come è il 20° anniversario della rifondazione dell’ordine in Slovacchia. Iniziare una impresa comporta incertezza circa il futuro. Oggi noi ringraziamo Dio, perché il lavoro iniziato 20 anni fa si è consolidato ed è stato benedetto con vocazioni, arricchendo la missione ecclesiale della Provincia Agostiniana d’Italia. Questo tempo celebrativo giubilare è stato convocato sotto il motto Dalla conversione alla santità. In ordine cronologico ha dato inizio con la celebrazione della conversione di s. Agostino e ora si conclude con la festa di tutti i Santi dell’ordine. Conversione e santità sono, quindi, la cornice di questo nostro incontro e dell’Eucaristia.
L’inizio della presenza recente dell’ordine in questo storico luogo europeo, dove è fortemente stabilita la Chiesa cattolica, ha costituito per l’ordine l’apertura di nuove frontiere, a dimostrazione di una vitalità spirituale che è stata presente nei momenti migliori della sua storia secolare, che ora sottolineo considerando tre momenti particolarmente significativi.
Un primo momento riguarda gli inizi. L’ordine di s. Agostino nacque legalmente nella Chiesa nel secolo XIII per fornire il servizio all’evangelizzazione. Dagli eremi, i primi agostiniani furono in grado di trapiantare alle città la loro esperienza spirituale, aprendosi ad un rinnovato stile di vita e di ministero pastorale, per rispondere alle esigenze di una nuova cultura urbana, che richiedeva nuovi evangelizzatori. L’ordine è stato caratterizzato fin dall’ origine per l’obbedienza al comando di Gesù: andate e predicate il Vangelo ad ogni creatura (Mc 16, 15-18). E questo a partire dall’autenticità di un carisma che aveva le sue radici nell’esperienza spirituale di sant’Agostino. Lo zelo apostolico dei primi agostiniani ha portato l’Ordine a farsi presto presente nella maggior parte dei paesi europei, che allora costituivano la Cristianità.
Un secondo momento è legato alle scoperte di nuovi territori alla fine del secolo XV e l’aumento del commercio con i paesi asiatici. Questi fatti hanno prodotto una nuova chiamata all’evangelizzazione. Fratelli, tra i migliori, hanno evangelizzato in America Latina, Filippine, India o Giappone. Il sangue di alcuni martiri ha sigillato l’autenticità della loro vocazione e ministero. La diffusione dell’ordine in America nei primi 90 anni è ancora sorprendente, perché in questo breve spazio di tempo si è fatto presente nella maggior parte dei territori degli attuali paesi dell’America centrale e meridionale.
In terzo luogo è da sottolineare la ripresa dell’Ordine dopo il declino del XIX secolo. Nel ottocento, infatti, l’ordine ha sofferto il declino causato da politiche anti ecclesiastiche di alienazione dei beni e soppressione dei conventi, che ha portato l‘ordine al livello numerico più basso della sua storia. Sembrava che l’ordine camminasse verso la scomparsa. Dopo una certa ripresa nella seconda metà del XIX secolo, soffrirà di nuovo la pressione dei regimi totalitari di diverso segno, che ha colpito anche negativamente l’ordine nel ventesimo secolo. Da queste gravi crisi l’ordine è uscito rinforzato, con un chiaro desiderio di tornare nei luoghi dove un tempo era presente.
Per alcuni paesi, questa possibilità è nata il 9 novembre 1989, con la caduta del muro di Berlino. Questo evento simbolico ha aperto un nuovo orizzonte per la Chiesa e l’ordine, permettendogli di ripresentare la sua offerta pastorale e vitale a coloro che erano stati privati della prospettiva religiosa a causa di una politica settaria e laicista. Mutate le circostanze, l’ordine riprese il cammino nella Repubblica Ceca e Slovacchia. Per la Slovacchia è stata provvidenziale la vicinanza con la comunità di Cascia di p. Paulo Benedik. Diventato membro della provincia Umbra, p. Paolo ha lottato fieramente, pieno di spirito apostolico, fino a riuscire a portare la vita agostiniana in patria, insieme con l’italiano p. Angelo Lemme, prima con contatti sporadici e finalmente vivendo in comunità a Kosice. La generosità del capitolo provinciale della provincia Umbra era essenziale per rendere possibile questa nuova proiezione apostolica, secondo lo spirito evangelico e missionario che ha caratterizzato i momenti più belli della storia dell’ordine.
Oggi festeggiamo vent’anni di queste origini con la gioia di vedere consolidata la presenza dell’ordine in Slovacchia, contando con fratelli slovacchi che hanno sentito la chiamata del Signore attraverso la spiritualità agostiniana.
Le letture che abbiamo ascoltato, prese dalla liturgia della festa di Tutti i santi dell’ordine, ci invitano ad approfondire gli aspetti fondamentali della nostra vocazione laicale, religiosa e sacerdotale.
L’inno alla carità della prima lettera ai Corinzi è un testo di una bellezza straordinaria, che ci avvisa che nulla ha valore se non è governato dalla carità. I più grandi sacrifici, fino a dare la vita, o i nostri migliori progetti sono vani se non sono ispirati e guidati dalla carità. Come agostiniani conosciamo bene l’importanza dell’amore nella spiritualità e teologia di S. Agostino. Il tuo amore è il tuo peso ha detto il nostro padre. Tutto è svalutato se non c’è l’amore. Non qualsiasi amore, ma un amore di doppio-senso: amore teologale, orientato verso Dio, e amore concreto e pratico, versato verso i fratelli.
L’amore, infatti, non può essere teorico, ma deve diventare servizio agli altri e in particolare ai bisognosi. Il frammento del vangelo di Matteo che abbiamo sentito è un’eloquente testimonianza di ciò che significa per Dio l’amore del prossimo, senza cui è impossibile amare Dio, come dice s. Giovanni.
S.Agostino ha uno straordinario e formidabile commento su questo testo del capitolo 25 di Matteo che stupì i suoi ascoltatori e ancora oggi stupisce noi lettori. Lui dice nel sermone 389, a proposito della sentenza di condanna o premio nel giudizio finale, che il supremo giudice salva o condanna perché “ho avuto fame e mi avete dato, o non mi avete dato, da mangiare”, ecc. E quando i salvati chiederanno quando ti abbiamo visto con fame e ti abbiamo dato da mangiare, o abbiamo rifiutato di farlo, Cristo ci dirà che quando lo abbiamo fatto a uno di questi piccoli lo abbiamo fatto a lui. S. Agostino arriva a dire che l’esercizio della misericordia è la ragione finale perché Cristo ci salverà o condannerà. Ci saranno senz’altro altre virtù per ricevere il premio, ma nessun’altra virtù è citata fuori della misericordia. Ci sarebbero inoltre altri molti peccati per giustificare la condanna, ma il giudice cita solo la mancanza di misericordia.
Questo riferimento alla misericordia trova particolare importanza e attualità in questo momento, perché ci stiamo preparando a celebrare uno specifico anno santo della misericordia, istituito dal nostro santo padre il Papa Francesco.
Che la chiusura di questo breve giubileo, che ha accompagnato la celebrazione dei vent’anni di vita agostiniana in Slovacchia, ci apra la porta del cuore a quest’altro evento ecclesiale che è l’anno della misericordia.
Maria, nostra madre del buon consiglio, ci renda docili alle ispirazioni che provengono dal materno amore della Chiesa e che ci possono aiutare a rafforzare l’impulso evangelizzatore che ordine ha impiantato in questa terra benedetta.
Miguel Ángel Orcasitas, osa