Il Cantico di Tommaso è una raccolta composta, nella sua integralità, da circa 120 testi in forma poetica comprendenti preghiere, meditazioni, riflessioni, ricordi… Una raccolta di singolare impatto emotivo sul piano spirituale, pregevole anche sul piano letterario, ed inspiegabilmente e per lungo tempo rimasta inedita. Chi è Tommaso? Presto detto: è l’autrice, Rita Mazzocco, umbra trapiantatasi qualche anno fa ad Urbino dove vive e lavora. Tommaso, come l’apostolo, perché si considera dotata di fede scarsa ed incerta; di fatto lei non è facile alla fede perché, proprio come l’apostolo, è una persona di controllata razionalità e concretezza, ma quando depone le armi mentali e si lascia sopraffare dalla propria interiorità concepisce pensieri mistici e versi struggenti.
Il Cantico di Tommaso potrebbe a buon diritto intitolarsi Le Confessioni di Rita, perché come le Confessioni di Agostino il Cantico contiene la storia di un’anima, con i suoi dubbi, le cadute e le ascese, il rifiuto di Dio e la sua riscoperta di Dio, il timido approccio al Suo amore, fino all’ardente adesione alla volontà divina, alla straziante nostalgia di Lui. Come Agostino, l’Autrice ha una profonda conoscenza dell’animo umano, proprio ed altrui, possiede una non comune finezza intellettuale acquisita nel corso di una vita dedicata ad un attento rapporto con gli altri, giovani specialmente. Tutto questo le conferisce esperienze umane morali e spirituali vive, intense che lei trasfonde nei suoi testi poetici per condividerle, conviverle con chi la circonda. Nei Cantico si narra, soffre, ricorda, si strugge, poi canta di gioia… come ogni creatura umana con tutte le sue sfaccettature, molteplicità, contraddizioni. Come Agostino.
1650 anni dopo di lui, il Tommaso del Cantico incarna nel proprio male di vivere la sofferenza di Agostino, l’uno e l’altro in perenne ricerca della verità e del senso della vita, consumati dentro da una fame e sete che niente riesce ad appagare, dalla consapevolezza del tragico limite umano, dall’ansia di raggiungere la misteriosa meta che Dio ha predisposto per ogni Sua creatura.
Conosco bene il Cantico; della selezione che viene pubblicata si può avere un’idea efficace con qualche esempio: il lancinante finale di Tommaso (Ecco / vorrei sapere l’effetto che fa / il sentirsi amati / solo per il fatto d’esistere / e non doverselo sempre inventare), o ancora gli ultimi versi di Amiamoci per quello che siamo (perché nel tuo infinito amore per me / io sono perfetto); tanto basta per cogliere tutta la passione, lo slancio, l’abbandono ma anche la disperazione e il tormento che caratterizzano il rapporto dell’Autrice con il suo Dio. Un Dio che le parla con infinito amore e al quale lei parla con il tu di un’amicizia fiduciosa e confidente.
Che altro posso dire? Posso raccontare l’effetto che la lettura del Cantico fa su di me: mi induce a riflettere, mi insegna a ripercorrere più volte la mia storia personale e a collegare fra loro gli accadimenti significativi, a raffrontare gli eventi della mia vita con la vita di Tommaso, ancora mi chiede qual è il rapporto con Dio, con gli altri, con me stessa, mi interroga sul senso della vita.
Mi ha aiutato a scoprire quanto Tommaso c’è in me, a misurare quanta poca passione coltivo nella mia interiorità, quanta incapacità d’amare inaridisce il cuore, quanto dolore terreno tormenta lo spirito. Il Cantico è divenuto lo specchio della mia anima, lo schermo su cui scorrono le immagini del passato e del presente che lasciano intravedere quale potrebbe essere il mio futuro.
Dunque una lettura importante perché fonte di emozioni pensieri e sentimenti importanti, una lettura che non lascia indifferenti ma che coinvolge e commuove.
Una lettura da non perdere.
Maria Pecugi Fop
già Direttrice della Biblioteca Augusta di Perugia
Maggiori informazioni sul sito delle Monache Agostiniane di Urbino