Juan Manuel Vargas è forse uno degli esterni sinistri più forti della Serie A italiana. Peruviano di Lima, dal 2008 milita nella Fiorentina, dopo l’esplosione calcistica avvenuta nel Catania. Dopo i primi tre anni di buone prestazioni però qualcosa nel suo intimo si è incrinato, non è stato più capace di rendere quanto il suo valore gli consentisse, tanto nelle partite quanto negli allenamenti. Il suo fiisico atletico ha cominciato a non essere più tanto tale. Alcool, donne, una vita agiata lo ha reso il ricordo di se stesso. Con l’avvento di Vincenzo Montella sulla panchina della Fiorentina non c’è più spazio per lui. La Fiorentina non riesce a cederlo a titolo definitivo ed ecco il prestito di un anno al Genoa. Piano piano Vargas capisce di aver sbagliato e con umiltà e sacrificio cerca di tornare ad essere se stesso. A fine anno il rientro a Firenze tra lo scetticismo di tanti, ma non di Montella. Che vede il sacrificio e lo premia con una prima presenza. E Vargas lo ringrazia subito con un goal. E così, di partita in partita, Vargas torna ad essere se stesso, le prestazioni ottime arrivano così come i goal. Ed arriva anche il rinnovo di contratto. Ci piace molto questa store del Loco poiché è la dimostrazione che il denaro non è fonte di salvezza, che la strada per perdersi è sempre dietro l’angolo e basta pochissimo per imboccarla. Ma con il sacrificio e l’umiltà, con tanta costanza, con tanta fede è possibile riprendere la propria via.
Vargas non ha potuto partecipare al Concerto a favore della Missione Agostiniana in Apurìmac a causa dell’anticipato ritiro della Fiorentina. Ma ha voluto comunque portare la propria testimonianza a Padre Giuseppe Pagano ed a tutta la Comunità di Santo Spirito. Nella foto, Vargas dona a Padre Giuseppe la propria maglia che, a gennaio, in occasione del Consiglio del Vicariato, lo stesso P. Giuseppe porterà a Cusco per donarlo alla Comunità. So personalmente quanto questo dono sarà apprezzato. In ottobre, in occasione della mia presenza presso i Padri Agostiniani di Cusco, ovunque mi trovassi Firenze, per i miei interlocuotori, significava El Loco! Ho raccontato loro questa evoluzione del ragazzo con il sorriso ed ho riscontrato veramente affetto ed ammirazione sincera. E questo avvalora ancor di più e rende grazia ai tanti sacrifici da esso compiuti per dimostrare al pubblico che si, si può sbagliare, ma niente è perduto se si crede in Dio ed in noi stessi.
Claudio Tirinnanzi
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