La gioia dell’annuale festa del santo padre Agostino, ci concede ancora una volta l’opportunità di guardare con cuore grato a lui come padre e sapiente guida. Agostino è stato capace di tradurre le sue conoscenze profonde e i suoi pensieri sublimi nel linguaggio della gente semplice. Ha lasciato, infatti, che Dio lo educasse a passare dall’ardore per Lui al servizio per il suo corpo: la comunità dei credenti. “Agostino ha offerto la sua vita affinché gli altri possano trovare la vera Vita. Solo servendo gli altri e non semplicemente la sua privata contemplazione ha potuto realmente vivere con Cristo e per Cristo” (Benedetto XVI).
Il desiderio di vivere con Cristo e per Cristo è la stessa insaziabile sazietà che ogni agostiniano porta in cuore e a cui il nostro padre ci sprona a tendere ogni giorno con coraggio e generosità.
Questa è la fonte, sembra dirci Agostino, dei miei trentacinque anni di instancabile impegno pastorale: predicare più volte la settimana ai fedeli, sostenere i poveri e gli orfani, curare la formazione dei confratelli e l’organizzazione di monasteri femminili e maschili. Confermare tutti nella fede, esortare tutti alla speranza, abbracciare tutti nella carità: essere costantemente presente in mezzo al popolo di Dio per amarlo, guidarlo e servirlo come segno della tenerezza di Dio.
Così chiedeva ai fedeli: “Sorreggetemi anche voi miei fedeli in modo che, secondo il precetto dell’Apostolo, portiamo l’un l’altro i nostri pesi e così adempiamo la legge di Cristo. Se egli non condivide il nostro peso, ne restiamo schiacciati; se egli non porta noi, finiamo per morire. Nel momento in cui mi dà timore l’essere per voi, mi consola il fatto di essere con voi.” (Discorso 340, 1)
E così sembra rivolgersi a noi ancora oggi esortandoci a non temere la fatica ma piuttosto a preoccuparci a crescere nell’amore: “Continuamente predicare, discutere, riprendere, edificare, essere a disposizione di tutti: è un ingente carico, un grande peso, un’immane fatica. Ma chi ama non fa fatica; e se fa fatica, ama la fatica che fa” (Sermone 339, 4)
Ed infine lui, che invochiamo dottore della grazia, lui che ha conosciuto la sterilità della vuota superbia, ci ammonisce ad essere infiammati dal desiderio, ma consapevoli dei nostri limiti. Ci invita a non presumere di noi stessi ma ad attingere alla vera fonte, dove abita la grazia, dove tutto è possibile a Dio, e dove solo gli umili possono entrare: “Non è sicuramente con la libertà che la volontà umana consegue la grazia, ma è piuttosto con la grazia che consegue la libertà insieme a una dilettevole stabilità e a un’invincibile fortezza per perseverare” (La correzione e la grazia 8, 17).
Sì, quest’anno desidero chiedere con voi e per tutti noi, in questo tempo di discernimento e di profezia, il dono di crescere nella libertà sotto la grazia, in una dilettevole stabilità e in una invincibile fortezza per perseverare.
Buona festa della santa madre Monica e del santo padre Agostino!
Deo gratias!
P. Luciano De Michieli, osa
Priore Provinciale